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Obiettivi formativi

I mutamenti socioculturali in atto relativi alla natura del gesto grafico (diffusa digitalizzazione, progressivo abbandono della scrittura a mano e in particolare del corsivo, società liquida), anche connessi alle recenti norme sulla regolamentazione delle attività professionali (legge Iori del 20 dicembre 2017; Progetto di norma UNI1601966: Attività professionali non regolamentate – Educatore del gesto grafico), inducono a ritagliare spazi di approfondimento e riflessione sull’origine e l’evoluzione del gesto grafico, e sulla sua educazione. 

Il corso si propone di rendere possibile il raggiungimento dei seguenti obiettivi formativi: 

- la costruzione di competenze relative alla progettazione di percorsi formativi e/o laboratoriali in grado di osservare, comprendere e sostenere il processo evolutivo del gesto grafico espresso dallo scarabocchio, il disegno e, in particolare, la scrittura;

- l’acquisizione delle conoscenze sui più recenti contributi interdisciplinari in termini di sviluppo neuro-psicofisiologico dell’attività grafo-motoria, e le possibili correlate problematiche (per esempio, le disgrafie quale esplicito DSA);    

- la formazione delle competenze necessarie per attivare percorsi di educazione finalizzati a sostenere i processi di apprendimento dell’espressione del gesto grafico e, soprattutto, della scrittura, con particolare attenzione alla cura e qualità del gesto stesso; 

- l’acquisizione di competenze metodologiche relative alla ricerca e alla didattica in grado di sostenere l’attività progettuale, in termini di educazione del comportamento scrittorio. 

Il corso è diviso in tre moduli interattivi: il primo pone lo studente dinanzi alle caratteristiche evolutive e educative dello scarabocchio; il secondo modulo si concentra invece sull’osservazione delle linee evolutive e educative del disegno; il terzo e principale modulo volge all’approfondimento teorico-pratico della scrittura e delle correlate problematiche educative. 

Un modulo integrativo e parziale è dedicato all’analisi del fenomeno disgrafico, sempre più in aumento oggi nelle diverse fasi di apprendimento della scrittura.  

I temi e gli argomenti dei diversi insegnamenti saranno affrontati con moduli interdisciplinari, tutti ruotanti intorno al focus pedagogico. 

Questa tripartizione concettuale intende suddividere gli obiettivi pedagogici in ipotetici propositi teoretico-educativi e operativi dinanzi alle diverse possibili espressioni del gesto grafico che, da scarabocchio nella più tenera età, si trasforma in disegno spontaneo e in scrittura nelle età successive; i propositi, oltre a quello generale di una educazione del gesto grafico, sono pertanto rispettivamente quello di: educare allo scarabocchio; educare al disegno; educare alla scrittura. 

Si ritiene che il bambino, fin dalla prima infanzia, usi una scrittura solo accennata che l’adulto riconosce come “scarabocchio”, termine che tende a sminuire la prima espressione grafica, immediata e ingenua, il cui esercizio consente tuttavia di giungere al disegno spontaneo che, da una fase prefigurativa, diviene col tempo sempre più realistico; il processo che vi è sotteso è analogo per tempi e modi all’apprendimento della scrittura manuale. Quest’ultima rappresenta per molti aspetti una sfida complessa in risposta a tendenze che provano a rimuovere questa competenza tipica dell’umanità. Come confermano le neuroscienze, la scrittura prodotta a mano implica l’attivazione di dimensioni globali e integrali del soggetto (percettive, cognitive, motorie, relazionali, comunicative ecc.), capaci di sollecitare le componenti metacognitive dell’apprendimento e della più generale conoscenza del mondo. 

Il contributo disciplinare più strettamente grafologico offre la possibilità di orientare l’interesse nei confronti della scrittura, soprattutto da un punto di vista grafo-motorio a partire dal suo sviluppo, sino al riconoscimento dei suoi elementi costituitivi basilari (occupazione spaziale, pressione, ritmo, velocità, movimento e forma). 

L’intervento educativo del gesto grafico richiede competenze metodologiche e strumentali che permettono all’operatore di riconoscere, rilevare e trattare eventuali difficoltà (discernendo il confine che le separa dalle disabilità), in un’ottica di collaborazione con le famiglie (sostenuta dalle conoscenze puntuali circa le tecniche di conduzione dei colloqui) e le diverse figure professionali che si muovono all’interno del panorama scolastico (insegnanti, pedagogisti ecc.) ed extrascolastico (psicomotricisti, logopedisti ecc.).

Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
Dipartimento di Studi Umanistici DISTUM
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